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L’approccio centrato sulla persona

L’approccio centrato sulla persona

Carl Rogers,approccio centrato persona,psicologo,psicoterapeutaL’approccio centrato sulla persona si fonda sulle teorie di Carl Rogers, psicologo statunitense, che appartiene alla corrente umanistico esistenziale.

Tra i primi propone una terapia diversa da quella psicanalitica, molto diffusa nel periodo della sua attività clinica. Ed è proprio da qui che l’approccio rogersiano prende forma assumendo delle precise caratteristiche. Prediligendo l’ascolto rispettoso dell’altro ed abbandonando l’idea di un esperto che dirige chi ha di fronte. Non a caso si parla di “terapia non direttiva”.

Oltre che il diverso atteggiamento del professionista, anche l’obiettivo del lavoro è differente. Non si vuole risolvere un particolare problema, ma aiutare l’individuo a migliorare le proprie capacità di affrontare adeguatamente “eventi stressanti”. Accompagnarlo nel suo percorso di autonomia, per affrontare il preciso momento di difficoltà, ma anche quelli futuri.

Inoltre la relazione tra terapeuta e cliente è considerata molto importante. Si tratta di un rapporto paritario, e proprio per questo si sostituisce il termine paziente con “cliente”, per indicare appunto una persona in grado di attivarsi, con l’aiuto del professionista, per raggiungere il migliore benessere. Dunque anche il terapeuta non è più la figura medica che prescrive, interpreta o valuta. Ma si pone in ascolto empatico, profondo e non giudicante dell’altro. Ricordandosi che è l’unico in grado di dare un significato alla propria esperienza.

Chi è quindi il terpaeuta centrato sul cliente? È colui che lo aiuta a trovare significati utili al suo sviluppo, accompagnandolo nel suo percorso di crescita e cambiamento, a volte illuminando tratti bui per percorrerli insieme, non sostituendosi mai a lui.

Secondo Rogers la psicoterapia è un percorso evolutivo di crescita tanto per il cliente quanto per il terapeuta che dalla comprensione dell’altro può essere profondamente cambiato. Secondo lo psicologo statunitense “apportiamo un aiuto profondo solo quando nella relazione rischiamo noi stessi come persone, quando sperimentiamo l’altro come una persona con i suoi diritti: solo allora ha luogo un incontro ad una profondità tale da dissolvere il dolore della solitudine in entrambi, nel cliente come nel terapista.

“Se una persona si trova in difficoltà, il modo migliore per aiutarla non è quello di dirle esplicitamente cosa fare, quanto piuttosto di indirizzarla a comprendere la situazione e a gestire il problema facendole prendere, da sola e pienamente, la responsabilità delle proprie scelte e decisioni. Gli individui hanno in sé stessi ampie risorse per auto-comprendersi e per modificare il loro concetto di sé.”

-Dott.ssa Serena Tripoli-


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