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Violenza domestica – Studio Tripoli Serena

La violenza domestica

la violenza domestica, psicologo, psicoterapeuta, psicologia, psicologa, psicoterapia, guidonia, tivoliLa violenza domestica è una delle forme più diffuse e gravi per i costi sociali e conseguenze.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2000, è definibile come: “ogni atto di violenza in base al sesso che produca o possa produrre danni o sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche, coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata”.

La violenza può essere esercitata sia a livello fisico (schiaffi, spintoni, coercizione fisica etc.), psicologico (umiliazione, ricatti, svalorizzazione etc.), economico (divieto esplicito o implicito di lavorare, impossibilità di gestire i propri soldi etc.), che sessuale (costrizione a pratiche sessuali non volute, dolorose e/o umilianti, stupro etc.).

Secondo la Walker (1979) esiste un vero e proprio ciclo (spirale della violenza) durante il quale si manifestano gli abusi.

In un primo momento “accumulo di tensione”, la violenza è soprattutto verbale: trapela dalle espressioni facciali (ad esempio occhiate aggressive), dagli atteggiamenti, o dal timbro della voce. La donna spesso si sente responsabile e cerca di calmare il partner, senza però riuscirvi.

La seconda fase, chiamata “di attacco”, è quella in cui iniziano le violenze fisiche e la vita della vittima è più a rischio. Segue un periodo più o meno lungo di scuse, in cui l’uomo minimizza il proprio comportamento, chiede perdono e promette di cambiare.

Quest’ultima è la cosiddetta “luna di miele”, in cui il partner è estremamente premuroso e sembra mostrare rimorso per quello che ha fatto.

La donna spera nel suo cambiamento e questo aumenta il livello di tolleranza degli attacchi. Purtroppo il ciclo si ripete continuamente nel corso del tempo, a volte la prima fase è più estesa, altre volte invece è la seconda ad avere la parte più ampia. Il risultato è la normalizzazione. Inoltre per la donna diventa sempre più difficile chiedere aiuto per poter rompere la spirale violenta.

Ad oggi purtroppo le denunce sono molto poche, si stima che circa il 90% dei casi di maltrattamenti intrafamiliari sia sommerso.

Spesso le donne non denunciano perchè non si sentono protette dalle istituzioni, altre volte perchè non hanno consapevolezza del rischio nè della violenza che subiscono. In altri casi ancora temono reazioni ben peggiori da parte dell’uomo violento.

Le conseguenze possono essere fisiche, economiche, sociali, psicologiche, emotive etc. Sono soprattutto queste ultime a preoccupare. I danni psicologici infatti sono forse i più devastanti, ma anche i più sottovalutati poichè non immediatamente visibili. Si va dall’autocolpevolizzazione, all’ipervigilanza, alla sensazione di rivivere il trauma, a stati acuti di ansia. Spesso la donna soffre di attacchi di panico, depressione, disturbi più o meno gravi dell’alimentazione e del sonno. Tutte provano sentimenti intensi di impotenza (learned helplessness) che non consentono di progettare e/o rompere il ciclo della violenza.

Il femminicidio in questo senso non è un evento “imprevedibile” o frutto di un momento di “pazzia”, ma bensì il risultato di un lungo periodo (a volte anche decenni) di maltrattamenti fisici e soprattutto psicologici che indeboliscono ed isolano la vittima.

Spesso purtroppo nei casi di violenza domestica i bambini sono spettatori inermi o ancor peggio vittime dirette. Si parla di violenza assistita quando questi assistono “solamente” alle violenze del genitore contro la madre. diverse ricerche dimostrano che questa forma di maltrattamento ha conseguenze gravi tanto quanto la violenza diretta sui più piccoli. Si possono osservare disturbi d’ansia, del sonno, dell’alimentazione etc.. Da adulti spesso le bambine hanno relazioni violente a loro volta; mentre i bambini tendono a ripetere il comportamento aggressivo del genitore.

Se sei vittima di violenza domestica, o se hai il sospetto di esserlo, rivolgiti ai centri antiviolenza del tuo territorio.
Puoi chiamare il 1522 per essere indirizzata ad uno dei centri più vicini a te. Affidati a persone esperte.

Potrai iniziare anche un percorso di sostegno ed uscita dalla violenza per te e i tuoi bambini.


-Dott.ssa Serena Tripoli-


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