I gruppi d’incontro
Prima di parlare dei gruppi d’incontro, è utile ricordare, che l’essere umano per natura è orientato alla socialità, alla relazione con l’altro.
La dimensione di gruppo è da sempre considerata “naturale” nella vita di ognuno di noi.
Basti pensare che sin dalla nascita si fa parte di un piccolo gruppo (la famiglia) per poi inserirsi in tanti altri anche contemporaneamente (amici, colleghi etc.).
In ambito psicologico ci sono vari tipi di gruppo: terapeutici, di sostegno, di auto-aiuto etc. Tutti hanno delle differenze riconducibili all’approccio dei conduttori che riguardano caratteristiche pratiche (durata, tipologia di partecipanti…) ed obiettivi (sostegno, terapia, crescita personale…).
Proviamo a capire quali sono le peculiarità dei gruppi d’incontro rogersiani.
Rogers già dagli anni ’50 riconosce le potenzialità terapeutiche dei gruppi, ed afferma che è possibile uscire dal disagio proprio attraverso la condivisione ed il contatto con gli altri, sperimentando la loro comprensione.
I gruppi che ne nascono pongono l’accento sull’incontro autentico tra i membri e sulla possibilità di attivare un processo di cambiamento significativo per ognuno di loro.
Gli obiettivi quindi sono l’accrescimento della persona, lo sviluppo e il miglioramento delle capacità comunicative e dei rapporti interpersonali. Contrariamente ai gruppi presenti in quel periodo, che si proponevano di curare una specifica patologia.
Secondo Rogers, nella dimensione gruppale, viene meno il senso di solitudine ed aumenta la capacità della persona di esplorare e comunicare bisogni e sentimenti. Inoltre è possibile apprendere nuovi modi di rappresentare la realtà e se stessi, dando inizio ad un cambiamento significativo.
I gruppi d’incontro si compongono di 10-15 persone al massimo e durano un’ora e mezza. Le uniche regole al loro interno sono il rispetto dei tempi di inizio e di fine dell’incontro; il divieto di acting-out, ovvero di esprimere fisicamente l’aggressività; ed il patto di confidenzialità per cui ci si impegna a mantenere il segreto su ciò che viene detto.
Il facilitatore, segue il percorso del gruppo, favorendone la comunicazione ed aiutando ognuno ad esplorare il significato di ciò che si sta condividendo.
Inoltre, deve garantire e mantenere un clima accettante e non giudicante, che possa permettere ad ognuno di iniziare un cambiamento significativo.
I gruppi d’incontro, possono essere tematici, cioè concentrarsi su un argomento specifico, comune a tutti i componenti; oppure liberi e quindi il tema trattato verrà scelto di volta in volta dalle persone che ne fanno parte.
Per approfondimenti “I gruppi di incontro” di C.R. Rogers, Astrolabio (1976)
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